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La mostra Cave canem di Daniele Cabri , organizzata da Studio Cenacchi Arte Contemporanea e curata da Maria Chiara Wang, parla al pubblico attraverso opere in pelle animale lavorata con fiamma ossidrica e pirografo. L’artista, eclettico, fin da giovane esprimeva il suo fare artistico con pittura, scultura, video, performance. Negli ultimi anni ha sentito l’intima esigenza di fissare le sue ricerche artistiche su un supporto “ultimo”, “finale”, la pelle appunto. Cabri, sia che ci parli della memoria degli abitanti di una piccola frazione appenninica (mostra Ad lunam, 2021), sia che tragga spunto dal rapporto uomo – donna e dal rapporto dell’umanità tutta con la tecnologia (mostra Cave canem), ci invita a riavvicinarci, specialmente in un momento storico così complesso, al nostro lato interiore.

 

TESTO CRITICO
SOLIPSISMO dei NONLUOGHI, ovvero dell’Amore Surmoderno
di Maria Chiara Wang
La personale Cave Canem di Daniele Cabri presso lo Studio Legale Iusgate, a cura di Studio
Cenacchi Arte Contemporanea, trova il suo fulcro nell’installazione Saturno che divora i propri figli.
Tale opera rappresenta un doppio tributo alla storia dell’arte: il titolo è la citazione dell’omonimo
dipinto di Francesco Goya (1820-1823), mentre i volti incappucciati delle due figure sono un esplicito
rimando a ‘Gli Amanti’ di René Magritte (1928).
Le figure ritratte con la fiamma ossidrica e il pirografo su due pelli animali collegate da corde e fili
elettrici, se da un lato rimandano all’abbruttimento della società attuale che vive di impulsi bestiali,
dall’altro rappresentano la condizione dell’amore contemporaneo: un rapporto senza
comunicazione, poiché privato della visione e del contatto, caratterizzato da un godimento cinico e
individualistico. Ne risulta il ritratto di una umanità fatta di corpi nudi esposti, soggetta ad un piacere
pornografico e narcisistico che con la sua immediatezza, contingenza e trasparenza sigilla la fine
del rituale della seduzione, caratterizzato – al contrario – dalla durata, dall’indugio e dagli svelamenti
progressivi. Sono corpi pulsionali che si scambiano informazioni e dati mediante un dispositivo
elettronico. Lo smartphone posto al centro degli amanti diventa, quindi, un ‘nonluogo’, ovvero quello
spazio – così come definito da Marc Augé1
– adibito alla circolazione, al consumo e alla
comunicazione, che a differenza dei luoghi antropologici non è né identitario, né relazionale, né
storico. La comunicazione digitale secondo il filosofo coreano Byung-Chul Han2 è una
comunicazione decorporeizzata ed estensiva, che non produce relazioni ma solo connessioni, una
comunicazione che, guidata da pulsioni momentanee, ne garantisce l’immediato sfogo.
Tutta la produzione di Daniele Cabri trova fondamento nel rito del quale impiega le dimensioni del
silenzio e della narrazione come antidoto alla ‘surmodernità’, intesa come una modernità degli
eccessi caratterizzata dalla precarietà, dalla provvisorietà e dal frastuono comunicativo dovuto alla
sovrabbondanza di dati e di informazioni, un tempo all’interno del quale l’individuo è isolato e solo. I
cani e i lupi disposti lungo il percorso espositivo sono da intendere, in quest’ottica, come spiriti guida
animati da passioni e istinti diversi che affiancano e accompagnano il pubblico verso la visione finale
rappresentata dalle grandi pelli di Saturno che divora i propri figli.
L’artista emiliano crea, così, con le sue opere universi di riconoscimento, spazi significanti, nei quali
è possibile identificarsi come parte di una comunità, uscendo dalla propria solitudine.
Possiamo concludere affermando che la ricerca di Daniele Cabri è una ricerca di stampo antropoetnologico e che la sua arte riflette, esprime e reagisce a quella stessa contemporaneità del cui
studio è il frutto.
L’inizio del cammino. Walkabout
In che rapporto sono civiltà e natura, cultura occidentale e cultura indigeno-sciamanica?
Questi sono i temi che indaga il film di Nicolas Roeg del 1971 dal quale questo breve testo trae il
titolo e questi sono gli interrogativi che si pone Daniele Cabri con le opere esposte all’ingresso della
mostra e che danno avvio al percorso espositivo di Cave canem.
Quanto del nostro istinto è ancora vivo in noi e quando invece è stato assopito da anni di relazioni
virtuali e digitali? Viviamo ancora di impulsi naturali o sopravviviamo come zombie alla morte della
nostra parte più animale?
Chi sono allora i cani e i lupi che ci affiancano in questo viaggio? Spiriti guida, guardiani al nostro
fianco, totem che ci proteggono o una proiezione della nostra carica vitale che da spinta interna
diventa immagine esterna che ci esorta a riscoprirci? …

1 Marc Augé, Nonluoghi, Eleuthera, 2009
2 Byung-Chul Han, La scomparsa dei riti. Una topologia del presente, Nottetempo srl (MI), 2021

 

PREZZI

Formati 200 x 100 o simili
euro 3.600

Formati 120 x 80 o simili
euro 1.600

Formati 60 x 40 o simili
euro 1.000

Scultura
euro 1.000

“Rasoio” 200 x 100
euro 2.500

“Acchiappasogni”
VENDUTO

 

Per maggiori informazioni:
info@studiocenacchi.com | 051 265517